Anamnesi. Si tratta di un vera e propria intervista per la raccolta della storia clinica del paziente, cioè di tutte le informazioni riguardanti il paziente e la sua famiglia che possono essere utili dal punto di vista cardiologico-cardiovascolare. L’Anamnesi deve essere il più approfondita possibile, in quanto, se ben condotta, permette spesso, già di per se stessa, di farsi un’idea abbastanza precisa del tipo di patologia (o non patologia) con cui ha a che fare. Ad esempio, nella diagnosi differenziale del dolore toracico, in cui entrano in gioco molte possibile alternative al dolore di origine cardiaca, è molto importante eseguire un’accurata ricostruzione delle caratteristiche qualitative e quantitative del dolore, oltre che dei fattori di rischio cardiovascolare eventualmente presenti. Un conto, per esempio, è un dolore toracico con caratteristiche atipiche (= non orientative per origine cardiaca) in una persona di 25 anni senza fattori di rischio cardiovascolare, un conto è invece un dolore tipico per origine cardiaca in una persona di età matura od anziana con fattori di rischio cardiovascolare. Un’anamnesi ben condotta è, nell’ambito della Visita Cardiologica, un primo passo importante e spesso risolutivo per arrivare ad una diagnosi corretta.
Esame obiettivo. E' l’analisi di tutte le caratteristiche fisiche e semeiotiche (Semeiotica= Scienza dei segni, cioè di quegli indizi fisici o fisiopatologici del pazienti che possono indirizzare verso un sospetto diagnostico) del paziente, utili dal punto di vista cardiovascolare. Attraverso l’ispezione (=osservazione), la percussione, la palpazione e l’ascoltazione, eventualmente combinate,a seconda dei casi, con manovre particolari che il Cardiologo ritiene utili per la diagnosi, si ricostruisce un quadro fisico-obiettivo cardiovascolare del paziente che aggiunge un importante tassello all’Anamnesi per proseguire nella strada del completamento della Visita Cardiologica.
Analisi di eventuali altri esami strumentali e/o laboratoristici eseguiti in precedenza dal paziente. Da tale analisi possono scaturire conferme o smentite di ipotesi diagnostiche, comunque utili per ricostruire il “mosaico” clinico del paziente. Dopo aver raccolto tutte le informazioni derivanti dalle “tappe” sopra riportate, si traggono delle conclusioni diagnostiche, che, se a volte sono sufficienti per concludere l’iter del paziente con la sola Visita Cardiologica, altre volte richiedono la programmazione di Esami Strumentali (che possono essere Ecocardiogramma, EcoColorDoppler Vascolare, test da sforzo, ECG dinamico sec. Holter, Risonanza Magnetica Nucleare, TAC, Scintigrafia Miocardica o Polmonare e così via, isolati o variamente combinati a seconda dei casi) per risolvere dubbi diagnostici ed arrivare ad una diagnosi il più possibile completa ed adeguata. Tali esami vanno comunque sempre mantenuti nell’”alveo” della Visita Cardiologica, in modo che, una volta eseguiti gli stessi, il Cardiologo possa “tirare le fila” del discorso globale, integrando le informazioni ottenute dalla Visita Cardiologica con quelle derivanti dagli esami strumentali. 6) Terapia: Solo dopo essere arrivati ad una definizione diagnostica del caso si può, in base a tutti gli elementi derivanti dai 5 punti precedenti, prescrivere o meno una terapia adeguata.
In conclusione, la buona conduzione di una Visita Cardiologica può essere paragonata alla ricomposizione di un “mosaico”, più o meno complicato e che, a seconda dei casi, può richiedere esami strumentali che di volta in volta il Cardiologo può richiedere; tali esami strumentali andranno, una volta eseguiti, esaminati dal Cardiologo per arrivare ad una definizione quanto più precisa possibile del caso. In casi selezionati, se il paziente è di base correttamente indirizzato, si possono eseguire Visita Cardiologica ed Esami Strumentali nella stessa sessione. In ogni caso, la Visita Cardiologica non deve mai mancare, per un corretto e completo inquadramento clinico Cardiovascolare del paziente.
Che cos'é la prova da sforzo e a che cosa serve?
La prova da sforzo è un esame che consiste nella registrazione continua di un elettrocardiogramma (ECG) durante uno sforzo controllato e di diversa intensità del paziente (pedalando su di una cyclette o camminando su una pedana inclinata). Lo sforzo provoca un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa e determina una maggiore richiesta di sangue da parte del cuore. La prova da sforzo valuta eventuali disturbi e modificazioni dell’elettrocardiogramma durante lo sforzo. Nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica nota o sospetta, l’esame fornisce informazioni relative al corretto flusso di sangue attraverso le coronarie, ossia i vasi che irrorano il cuore. La prova da sforzo, inoltre, é utile per valutare il comportamento della frequenza cardiaca, della conduzione atrio-ventricolare e di eventuali aritmie atriali o ventricolari durante lo sforzo.
Come si esegue il test da sforzo e quanto dura?
Degli elettrodi, ossia piccoli dischi metallici collegati a fili connessi a loro volta a un monitor, vengono applicati sul petto del paziente. Sul monitor si visualizzano i battiti cardiaci.
Il paziente viene poi invitato a pedalare su una cyclette o a camminare su una tapis roulant inclinato, mentre il cardiologo tiene sotto controllo le reazioni del suo cuore.
La prova da sforzo ha una durata media di 20 minuti.
E' prevista una preparazione particolare?
Il paziente deve essere a digiuno da almeno 3 ore. Non deve aver assunto the o caffè o aver fumato il giorno dell’esame. La sospensione di una eventuale terapia è a discrezione del medico che richiede l’esame.
E’ consigliabile un abbigliamento adatto all’esecuzione di un esercizio fisico.